Piccola grande rivoluzione nel cinema italiano che assiste alla progressiva avanzata delle donne: Marta Donzelli è la nuova presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia, la Fondazione che ingloba la Scuola di Cinema italiana più antica e prestigiosa e la Cineteca Nazionale. Torinese, 46 anni, una laurea in filosofia e un passato nel mondo dei libri, Marta è un’apprezzata produttrice di film d’autore. La società ”Vivo Film”, da lei fondata con Gregorio Paonessa, è candidata ai David di Donatello con ”Miss Marx” di Susanna Nicchiarelli e ha all’attivo tanti titoli di qualità tra cui ”Nico 1988”, ”I figli della notte”, ”Maternal”, ”Siberia”, il recentissimo ”Non mi uccidere”.
Al Centro Sperimentale, Donzelli presiederà un cda a forte predominanza rosa in cui Andrea Purgatori è l’unico uomo accanto a Cristiana Capotondi, Guendalina Ponti e Valentina Gemignani. Intende imprimere una connotazione femminile alla Fondazione, fino a ieri guidata da uomini?
«Vorrei che la Scuola di Cinema favorisse sempre più l’accesso alle donne. È un luogo di altissima formazione e, mentre le ragazze affollano i corsi di costumista e scenografia, incoraggerò la loro partecipazione anche agli indirizzi tecnici tradizionalmente riservati ai maschi».
Ha già in mente dei provvedimenti concreti?
«Comincerò col rivoluzionare le commissioni di selezione per l’ammissione alla Scuola: saranno paritetiche, costituite da uomini e donne in eguale numero. È un primo segnale e ha un forte valore simbolico. Al di là della retorica, la trasformazione della società passa anche da questi piccoli atti».
Perfino nel cinema servono le quote rosa?
«Il discorso è complesso. Le quote si rivelano spesso uno strumento utilissimo per facilitare l’accesso delle donne alla professione. Nessuno intende offuscare il merito, ma a volte forzare le cose aiuta a fare dei passi avanti. Ad esempio, l’introduzione di quote riservate alle minoranze nei College Usa sta cambiando la classe dirigente del Paese… Veniamo da secoli di discriminazione e per le donne il cammino è sempre stato più difficile, è un fatto».
Il cinema italiano dà il giusto spazio alle registe?
«Direi di sì, le cose stanno cambiando e vediamo sempre più donne di valore dietro la cinepresa. Con la nostra società di produzione, abbiamo realizzato i film di Laura Bispuri, Susanna Nicchiarelli, Emma Dante, Michela Occhipinti e altre. Ma non è stata una scelta programmatica: abbiamo trovato i loro progetti interessanti. C’è ancora tanta strada da fare, comunque».
Cosa intende?
«Si potrà parlare di un vero cambiamento quando la candidatura ai David di due registe, Nicchiarelli per ”Miss Marx” e Emma Dante per ”Le Sorelle Macaluso”, non farà più notizia ma verrà considerata un fatto normale».
Come mai negli ultimi anni è aumentato il numero delle produttrici?
«Le donne sono bravissime organizzatrici, ma devono ancora accontentarsi di lavorare con budget ridotti. La vera rivoluzione sarà quando saranno messe in condizione di gestire dei grandi film, dei kolossal costosissimi».
E lei perché ha scelto quel lavoro?
«Ho sempre amato il cinema, ma la scelta di produrre film è venuta quasi per caso…poi, strada facendo, ho scoperto che è un bellissimo lavoro. Un produttore vede crescere i progetti, trasforma un’idea di 5 righe in un film. Lo trovo entusiasmante».
Ha mai subito discriminazioni perché donna?
«No, sono stata molto fortunata sia in famiglia, dove hanno sempre creduto nelle mie possibilità, sia nel lavoro dove ho incontrato tante persone intelligenti. E con Paonessa, che è il mio socio ma anche mio marito, nel lavoro ho un rapporto assolutamente equilibrato».
Ma esiste nel cinema lo sguardo femminile?
«Ogni regista ha un suo modo personale di vedere le cose. L’occhio delle donne racconta il mondo da un diverso punto di vista. E questo spiega la presenza di tanti personaggi femminili, anche di età avanzata, negli ultimi film. Alcuni tabù sono caduti».
Secondo lei sarà ”Nomadland”, il film diretto dalla regista Chloé Zhao e interpretato dalla 63enne Frances McDormand, a vincere l’Oscar come dicono i pronostici?
«Ha ottime chance, si è già imposto in tutti i percorsi preliminari e ha vinto il Leone d’oro a Venezia, confermando il fatto che la Mostra porta fortuna. Ma se il film vincerà, non sarà perché è una storia scritta, diretta e interpretata da donne. Vincerà grazie alla sua forza».