Un piccolo segnale, un indizio che i tempi sono cambiati e che nulla tornerà come prima. L’insurrezione popolare per il “tradimento” consumato dal Commissario Montalbano ai danni della fidanzata Livia, combattuto a colpi di hashtag #freelivia sui social, all’indomani della messa in onda l’8 marzo de Il metodo Catalanotti, era una reazione che nessuno si aspettava. Non se l’aspettavano gli sceneggiatori, responsabili di un adattamento più che fedele al testo originale di Andrea Camilleri, ma non se l’aspettava nemmeno Maria Pia Ammirati, dallo scorso novembre direttrice di Rai Fiction. «Mi ha fatto sorridere. Non mi sono scandalizzata per il tradimento di Montalbano, ma trovo significativo che la gente si sia talmente appassionata alla causa di Livia da scatenare una discussione cosi accesa».
IL CAMBIAMENTO
Uno scatto d’orgoglio che è anche spia di un cambiamento nella sensibilità del pubblico, oggi in cerca di storie in cui le donne accantonino il ruolo di spalla o di vittima, di accessorio o di supporto, per prendersi saldamente il centro della scena. «Limitandomi a considerare solo i primi tre mesi dell’anno, abbiamo avuto grandi conferme in questo senso – racconta Ammirati – le fiction Mina Settembre, Le indagini di Lolita Lobosco o il tv movie Chiara Lubich – L’amore vince su tutto sono prodotti che hanno avuto ottimi riscontri, sfiorando gli 8 milioni di spettatori e il 31% di share. Sono piaciuti sia in termini di ascolto che di opinione: basti pensare al personaggio di Serena Rossi, che interpreta una donna dalla femminilità contemporanea, fuori dagli schemi, cui la gente si è molto affezionata». Sono donne “normali”, quelle della nuova fiction – tra loro anche l’Imma Tataranni di Vanessa Scalera o la Silvia Caruana di Anna Valle – che, proprio come le donne nella vita vera, hanno il diritto di accedere a tutte le professioni: «Oggi le donne della nostra fiction sono questori, chirurghi, poliziotti o carabinieri. La fase delle donne solo vittime o educatrici è finita. Salutiamo l’arrivo, perché no, anche di donne più dure, non necessariamente accoglienti o buone». È un passaggio «epocale», nelle parole di Ammirati, quello vissuto dalla fiction italiana in questo momento: «La supremazia del mondo maschile nell’industria è stata a lungo una realtà. L’indipendenza delle donne, e la loro crescente forza nel settore, permette alle attrici di non essere vittime della loro stessa bellezza. Il rapporto con i colleghi maschi, oggi, è paritario».
E se da una parte l’Italia ha la fortuna di avere a disposizione, secondo Ammirati, «attrici affermate, intelligenti e giovani, professioniste che hanno girato disciplinatamente in situazioni non semplicissime, durante il Covid», è anche vero che i nuovi ruoli e le nuove storie favoriscono l’apertura ai nuovi volti. «Abbiamo cominciato a fare tanto scouting. Gli attori non sono più quei soliti tre o quattro, ma decine e decine. Per ogni serialità ci impegniamo a trovarne di inediti, scovandoli in luoghi diversi dai soliti giri. E così abbiamo portato alla luce perle straordinarie, attori incredibili, spesso autodidatti». Troppo a lungo rimasti nell’ombra, «anche se le donne sono sempre state grandi lettrici di narrativa, cosi come oggi sono grandi consumatrici di streaming», i grandi personaggi femminili continueranno a essere protagonisti della fiction Rai: «Dopo Matilda De Angelis in Leonardo arriveranno altre attrici a rappresentare le nuove generazioni che avanzano. Prima dell’autunno tornerà Vittoria Puccini in un grande thriller e vedremo Greta Scarano al centro di una storia d’amore che passa attraverso il matrimonio e il divorzio. Del prossimo autunno non posso dire nulla, salvo che sarà denso di progetti».
I FATTORI
Il processo di rinnovamento, secondo Ammirati, sarebbe stato messo in moto da due fattori. Da una parte «l’arrivo delle piattaforme, con lo streaming che ha dettato nuove regole, cambiando il modo di guardare e di produrre la fiction. Oggi siamo in un mercato più competitivo, aggressivo e veloce». Dall’altro, l’arrivo delle dirigenti ai vertici delle aziende, come nel caso di Ammirati a Rai Fiction (e prima di lei Tinni Andreatta, ora a Netflix): «Sono sempre stata convinta che le cose sarebbero cambiate nel momento in cui le donne fossero arrivate nelle stanze del potere. Specialmente se si parla di televisione o cinema, se si vuole davvero cambiare il linguaggio dominante, lo si deve far fare a chi ha il controllo dei meccanismi. Se quel controllo è maschile da sempre, rimarrà maschile per sempre».
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