Ormai lo abbiamo scoperto che l’uomo si è scisso. C’è una persona perbene, rispettabile, civilizzata, moderna, che ovviamente incoraggia i diritti delle donne. Ma c’è un’altra persona, ossia la stessa, che dentro nutre rancore, che si sente spossessato, che medita la vendetta, che è furioso perché è stato tolto dal piedistallo dall’invadenza delle donne che “ben venga!!!” purché non si allarghi troppo o non si allarghi affatto. Il finto femminista è come gli aristocratici dopo la Rivoluzione Francese: ideologicamente avranno pure aderito ai principi in base ai quali hanno decapitato alcuni di loro, ma dentro non sentivano altro che la voglia di fargliela pagare. Ovviamente, questi sentimenti sono interdetti culturalmente, vietati socialmente. Ed evviva. Ma sopravvivono. Ci dev’essere qualcuno – o forse tutti – tra chi decide lo svolgimento di Sanremo che vive la scissione del femminista chiacchiere e distintivo e resta di fatto affezionato alla molto striminzita quota rosa festivaliera. Draghi la definirebbe, come tutte le quote rosa, “farisaica” (per usare l’aggettivo più cliccato nel discorso di investitura del premier). Insomma, mai, o quasi, una donna che conduce Sanremo, e all’Ariston sembra di stare in qualche partito politico. Il finto femminismo da palcoscenico è quello per cui le donne come oggetto d’amore, come muse, come i più grandi tesori del creato, trionfano nelle canzoni da quando Sanremo è Sanremo ma poi a dirigere lo show non può che essere un maschio che manda baci alle signore in sala e complimenti alle cantanti in gara. Ma guai a togliere lo scettro al maschio di turno.
Di solito, e ancora, la donna fa la valletta (ossia politicamente parlando la sottosegretaria) o la co-conduttrice il che equivale al massimo a una vice-ministra con o senza portafoglio a seconda dei casi. E ci sono state stupende e bravissime vallette e co-conduttrici. Basti pensare a Sabrina Ferilli o a Michelle Hunziker o alla Littizzetto e alla Raffaele, o alla coppia Canalis-Rodriguez. E riuscirà sicuramente bene Barbara Palombelli nella serata di venerdì di questo Sanremo con Amedeus. Sottogoverno sì, governo no. È da 11 anni che non c’è una donna alla guida dell’evento nazional-popolare per eccellenza. Non è passato un po’ troppo tempo da quando toccò ad Antonella Clerici nel 2010? Da allora più niente. Sono solo quattro le donne che hanno condotto il Festival come presentatrici principali: la prima fu Loretta Goggi per l’edizione del 1986, seguita da Raffaella Carrà nel 2001, Simona Ventura per l’edizione del 2004 e poi la Clerici nel 2010. Eppure lo spettacolo italiano non si può dire che sia avaro di presenze femminili. Ma evidentemente è assai più generoso di finti femministi, quelli per cui “la musica” è donna ma a menare le danze siamo sempre noi.
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