Un’ottima annata d’arte al femminile. L’agenda del 2021 sembra puntare proprio alla riscoperta della creatività “rosa”. Un fil rouge di estro e talento che intreccia alcuni degli appuntamenti espositivi più attesi. E se lo spettro dell’emergenza Covid aleggia sulle date d’inaugurazione (tenendo d’occhio i colori ballerini delle regioni), val la pena tenerle a mente. La bellezza, come dice il direttore degli Uffizi Eike Schmidt, è rimasta troppo tempo «sotto sequestro per la pandemia, e non succedeva dalla Seconda Guerra Mondiale». A Milano, Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ‘500 e ‘600 di Palazzo Reale è indubbiamente l’evento principe di questo anno da vivere “pericolosamente” al femminile. La pandemia ha fatto slittare il vernissage tra fine febbraio e i primi di marzo, ma già si prefigura come una rivelazione, tessendo insieme il racconto di ben 34 diverse artiste attraverso 150 opere. Appassionate e già moderne nel XVI secolo, stimate nelle corti ma non cortigiane: Artemisia Gentileschi, Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana, ma non solo. È questo il bello. Sotto la cura di Anna Maria Bava, Gioia Mori e Alain Tapié sfilano lavori e firme in grado di sorprendere, con prestiti pubblici e privati che mettono insieme tutta l’Italia (strategico, il sostegno della Fondazione Bracco).
«Nel ’500 e ’600 intraprendere la professione di artista per una donna comportava non soltanto determinazione e coraggio, ma oggettive difficoltà – spiega Irene Baldriga storica dell’arte e docente de La Sapienza – prima fra tutte l’apprendistato in un ambiente dominato dagli uomini. Da qui la ragione per cui molte donne pittrici erano figlie d’arte e si trovavano a recepire codici di comportamento nonché linguaggi riservati alla sola interpretazione maschile. Le donne pittrici che conosciamo – continua Baldriga – assimilano le pratiche maschili ma riescono comunque ad aprire degli squarci di assoluta originalità, rivelando la propria consapevolezza (di artiste e di donne) con autoritratti che svelano perizia e orgoglio, indugiando su temi che denunciano storie di violenza e discriminazione, ma anche affermando una qualità di mestiere e una vivacità culturale di eccezionale livello. Basti riflettere – conclude Baldriga – sul contributo delle donne pittrici all’osservazione della natura – Giovanna Garzoni in primis – in un contesto culturale che vedeva l’affermazione nella nuova scienza».
A Firenze, gli Uffizi riaperti sfoggiano l’arguta rassegna su Tutte le Donne dell’Impero. Imperatrici, matrone, liberte, un’indagine puntuale, intima e realistica sulla donna nell’antichità, che sia la madre di Nerone o la moglie di Domiziano (fino al 9 maggio). A Roma, pensa sistematicamente in termini di “quote rosa” la direttrice della Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea Cristiana Collu. L’aveva annunciato l’estate scorsa (non senza aprire un dibattito acceso) e lo conferma con il progetto Io dico Io – I say I, un evento dedicato completamente alle artiste donne italiane, di generazioni diverse, di stili e ricerche differenti (dal 27 febbraio).
Da ricordare ancora Regina. Della Scultura, l’omaggio di Bergamo e della Gamec ad aprile a Regina Cassolo Bracchi artista dimenticata da riscoprire che sarà protagonista anche della grande mostra collettiva al femminile Women in Abstraction in cantiere al Centre Pompidou di Parigi per maggio. E alcune donne che fanno la differenza sono presenti in mostre importanti come quella fiorentina a Palazzo Strozzi L’Arte moderna degli Stati Uniti che racconta Cindy Sherman e Barbara Kruger (dal 26 marzo). O i focus del romano Palazzo Barberini dedicati a Sofonisba Anguissola e Lavinia Fontana nella bellissima mostra L’ora dello spettatore.
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