Donne in primo piano. Davanti o dietro l'obiettivo fotografico. Sulla tela o con i pennelli in mano. Insomma, modelle o artiste. A volte, entrambe. Raccontate, celebrate, ritrovate. Il femminino, nella sua radice più profonda e nelle sue molteplici espressioni, in questa stagione espositiva, è indagato in più di una mostra, di città in città.
L’IDENTITÀ
Roma si candida a Capitale delle esposizioni al femminile, in una serie di appuntamenti che consentono di investigare non solo il ruolo delle donne nell'arte, ma anche la “dimenticanza” in cui, proprio – e solo – per questioni di genere, non di rado sono cadute. Il Casino dei Principi di Villa Torlonia, fino al 6 ottobre, ospita Artiste a Roma. Percorsi tra secessione, futurismo e ritorno all'ordine, a cura di Federica Pirani, Annapaola Agati, Antonia Rita Arconti e Giulia Tulino. Sono circa cento le opere esposte tra dipinti, sculture e foto di artiste attive e note nella scena artistica capitolina nella prima metà del Novecento, ma poi sottostimate dalla storiografia ufficiale a farne perdere la memoria o, comunque, a ridurre l'impatto del loro “segno”. Modelle, mogli, figlie, associate – o associabili – a una figura maschile, molte di queste artiste hanno scelto poi di firmare solo con il loro nome, liberandosi dal “peso” del cognome per affermare la propria identità autonoma. E la rivoluzione di uno sguardo che sapeva fare orizzonte anche delle piccole cose, dilatando lo scenario domestico cui era, perlopiù, socialmente confinato per creare e aprire nuove prospettive di vita e narrazione. Riflessione.
LO SPAZIO INTERIORE
Alla Galleria Borghese, invece, fino al 15 settembre, Louise Bourgeois. L'inconscio della memoria, ideata da Cloé Perrone e curata con Geraldine Leardi e Philip Larratt-Smith, che è la prima mostra dedicata dal museo a un’artista contemporanea, nonché la prima esposizione romana dell’artista franco-americana. È lo spazio interiore, più intimo e segreto, ad essere portato alla luce, investigato ed esposto da Louise Bourgeois che crea delle “gabbie” di memoria per liberare, di fatto, il proprio animo. Sono oltre venti le opere nel percorso, poste in dialogo con l'architettura della Galleria e la sua collezione. Eccoli, allora, inconscio e memoria, come recita il titolo, tra scale che tendono al cielo ma conducono al contempo all’abisso e mondi-prigione che incatenano ed espongono il ricordo, impedendone la fuga. Alla Galleria Borghese, spiega la direttrice Francesca Cappelletti, «Le singole opere conservano la memoria dei loro autori e delle loro vite, a volte anche i loro ritratti nascosti come nel caso della Minerva di Lavinia Fontana, artista che all’inizio del Seicento usa la mitologia come suo specchio. Bourgeois sembra invece non nascondersi, ma esporsi il più possibile, cercando di raccontare anche il suo inconscio, i livelli di coscienza che sono poco dicibili. In questo rimando continuo fra memoria personale e collettiva, fra specchi e gabbie, risiede la forza estetica della mostra, che grazie alle opere della grande scultrice novecentesca attua la mise en abyme della collezione Borghese».
E il percorso va oltre gli spazi museali per dialogare con l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici , che ospita l'installazione No Exit dell’artista.
L’ATTIVISMO
Prende le mosse dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea il cammino europeo di riscoperta del lavoro di Mira Brtka, con la mostra Il futuro è dietro di noi, organizzata con la Fondazione Mira Brtka di Belgrado e curata dal suo direttore Miroslav Rodic con Ludovica Rossi Purini e Angelo Bucarelli, visitabile fino all'8 settembre. Nata a Novi Banovci nel 1930 e poi, giunta nel 1959 a Roma, Mira Brtka si è messa in gioco – e con successo – nell'arte, nel cinema e anche con moda e costumi. Circa cento opere ricostruiscono la sua personalità e i suoi molteplici talenti, nonché l'attivismo, anche in materia di genere, e la sperimentazione di nuove forme espressive, in un viaggio tra pittura, collage, scultura, oggetti, installazioni, moda, cinema, animazione, che l'ha portata a diventare una delle primissime artiste multimediali. Anche qui, l'iter è concepito in modo da dialogare con la collezione del museo, a illustrare non solo il fermento di quegli anni ma la forza delle artiste e la battaglia contro stereotipi, sguardi, confini.
IL TRIBUTO
È stata prorogata fino al primo settembre, a Palazzo delle Esposizioni, la mostra antologica dedicata a Carla Accardi, a cura di Daniela Lancioni e Paola Bonani, organizzata in occasione del centenario della nascita. Circa cento le opere esposte a fornire un articolato e completo ritratto della sua ricerca artistica. E a rimarcare il ruolo nella nascita e nella definizione di nuovo modi di fare intendere l'arte, dall’astrattismo dell’immediato dopoguerra all’informale, dalla pittura-ambiente a un’arte dematerializzata, fino alla joie de vivre degli Anni Ottanta e oltre.
Prenderà il via il 5 settembre e proseguirà fino al 16 ottobre, invece, a Palazzo Merulana, la mostra Anna Maria Fabriani. Riverberi e trame dalla Scuola Romana, prima retrospettiva in assoluto dedicata alla centenaria pittrice che oggi vive a Lucca e che fu allieva di Carlo Socrate. Grande attenzione è puntata sull'influenza degli anni vissuti nella Capitale, nell'atelier di Villa Strohl-Fern, sulla ricerca dell'artista.
LA TESSITURA
L'arte di tessere come tradizione al femminile ma anche, in una moderna rilettura, come espressione di affermazione di sé e denuncia. Si intitola Tessere è umano. Isabella Ducrot e le Collezioni Tessili del Museo delle Civiltà, la mostra ospitata dal primo agosto al 16 febbraio al Museo delle Civiltà. Ad essere indagata è, appunto, l'arte tessile in un percorso che vede dialogare le opere della collezione, anche alcune mai esposte prima, e i lavori di Isabella Ducrot,invitata a confrontarsi con il patrimonio di abiti, accessori, stoffe e stracci custodito in vetrine e depositi del museo. Un tessuto, per l'artista, può essere «quasi niente, difficile da descrivere per mancanza di aggettivi, niente colori, niente decorazioni, niente ricami, solo affermazione della propria essenza, la semplicità ridotta ai minimi termini eppure grandiosa e commovente, come un inno patriottico».
LO SPAZIO
Al Maxxi, fino al 20 ottobre, la visione delle artiste contemporanee si fa dimensione abitabile, con Ambienti 1956 – 2010. Environments by Women Artists II, a cura di Andrea Lissoni, Marina Pugliese, Francesco Stocchi, firmata dal museo con Haus der Kunst di Monaco. L'attenzione è puntata sul contributo delle donne nella storia delle installazioni artistiche. Si va così dall’opera Red (Forma di una zanzariera) di Tsuruko Yamazaki, tenda in vinile rosso sospesa, a If You Lived Here… di Martha Rosler, che guarda all'emergenza abitativa, fino all'installazione A casa é o corpo di Lygia Clark, ideata per far rivivere l'esperienza della nascita. Poi, The Bird Tree di Christina Kubisch, grande albero composto da cavi elettrici che permette di ascoltare canti di uccelli da tutto il mondo. Ancora, To Breathe di Kimsooja, che medita sull'importanza della luce nella creazione e percezione dello spazio. E molte altre. Ogni installazione è concepita per essere sperimentata, vissuta, “abitata”, portando l'osservatore al centro della scena come parte integrante della creazione, suo soggetto e anche motore.
LA DETERMINAZIONE
Sono tre le mostre al femminile al Museo di Roma in Trastevere. Determined women (Donne determinate), curata da Sandro Orlandi Stagl e Massimo Scaringella, è la prima retrospettiva in Italia dell'artista Angèle Etoundi Essamba. In primo piano, l'immagine della donna africana, tra stereotipo e coscienza di sé, sottomissione, come immagine percepita, da contrastare attraverso la determinazione, come messaggio di indipendenza e autonomia. Forza femminile. Il museo, fino al primo settembre, ospita anche la mostra fotografica Ouka Leele. Una barbara movida dedicata all'artista creatrice di una “mistica domestica”, incentrata sull'uso di oggetti di uso quotidiano per raccontare spazi intimi. E fino all'8 settembre, la personale di Claudia Peill Oltre il presente. Archeologia del domani, a cura di Giorgia Calò, che vede dialogare fotografia e pittura, in una riflessione sullo spazio e sul tempo che viviamo.
IL RITORNO
Non solo Roma. Mostra-evento a Napoli con il ritorno, dopo circa quattrocento anni, della Maddalena di Artemisia Gentileschi, dipinta proprio nella città tra 1630 e 1635, e ora, fino al 19 gennaio, visibile al Complesso Monumentale di Santa Chiara. L'opera, per secoli nella collezione dei Serra di Cassano, nel 1920, con il matrimonio di Maria Teresa Serra di Cassano e Alfred Sursock, è approdata a Beirut a Villa Sursock, appunto. La residenza però è stata gravemente danneggiata il 4 agosto del 2020 a causa di una terribile esplosione deflagrata dal porto. L'opera è stata restaurata da Arthemisia e ora è in mostra a Napoli, con la curatela di Costantino D'Orazio. Il cuore del lavoro è nella potenza del gesto: Maddalena è rappresentata come una donna in carne e ossa, che pur in dialogo con il divino, non esprime la vocazione con l'artificio di un superamento del sé, come folgorazione e subitanea ascesi, ma “sente” la chiamata e decide di seguirla, rinunciando simbolicamente alla collana, dunque alla vanità del vivere comune. In tale ottica, la consapevolezza – e concretezza – della carne ribadisce la forza della tensione spirituale.
IL FASCINO
Contemplate, celebrate, desiderate, anche liberate, le figure femminili nella narrazione pittorica di Ottocento e Novecento sono al centro della mostra Donne in scena. Boldini, Selvatico, Martini, prorogata fino al 15 settembre a Treviso al Museo Santa Caterina. Fascino – e fashion – sensualità ed erotismo si intrecciano a farsi misura di un'evoluzione dello sguardo sul femminino, che spazia tra i ritratti di più figure celebri del tempo, da Eleonora Duse a Wally Toscanini, da Lydia Borelli a Toti Dal Monte, immortalate dai maestri del ritratto. Nelle tele dei grandi artisti, le donne, altolocate, ammirate, potenti per status, trovano lo spazio di una celebrazione, come genere, troppo a lungo attesa. E così, nella forza di tratto e colore, si consegnano allo sguardo dei posteri, consapevoli di poter andare oltre se stesse e conquistare l'eternità. In mostra, opere di Giovanni Boldini, Giacomo Grosso, Cesare Tallone, Vittorio Corcos, John Lavery. E ancora, Giuseppe de Nittis e Federico Zandomeneghi, Ettore Tito, Pietro Pajetta, Eleuterio Pagliaro, Giulio Ettore Erler e Lino Selvatico, il “Boldini Veneto”. Senza dimenticare Alberto Martini. Artisti che celebrano la rivoluzione dell'immagine femminile e contribuiscono a raccontarla. Accanto alle opere, abiti, ventagli, cappellini della Belle Époque. Un'occasione importante e rara, non solo per tema e ampiezza dell'analisi, ma per la possibilità di ammirare lavori mai o poco esposti.
Spunto per la mostra, infatti, è stata la recente acquisizione del vasto nucleo di opere – oltre cinquanta dipinti e circa trecento opere grafiche – di Lino Selvatico di proprietà della famiglia, in forma di comodato gratuito e, in parte, di donazione, insieme all'archivio privato dell'artista e a documenti perlopiù inedite. Da questo corpus, una selezione delle opere dell'artista nel percorso.
LA FOTOGRAFIA
Al Castello dei Conti Guidi, fino al 6 ottobre, a Poppi, nell'aretino, la Fiaf-Federazione Italiana Associazioni Fotografiche, nell'ambito del primo festival della Fotografia Italiana, ospita la mostra Scatti di libertà di Eda Urbani, pioniera del fotogiornalismo femminile in Italia. Nata nel 1908 a Livorno e morta a Torino nel 2001, ha iniziato la carriera fotografica negli Anni Trenta, sfidando anche pregiudizi e stereotipi. Dopo la Seconda guerra mondiale, si è reinventata come creatrice di moda e arredatrice, fondando la rivista Novità, ossia Vogue Italia. «Quando ho visto per la prima volta le fotografie di Eda Urbani, non ho potuto fare a meno di collegarle al film 'Povere Creature' di Yorgos Lanthimos», racconta il curatore Denis Curti. «L'incantevole e spregiudicata Bella Baxter mi ha subito ricordato Eda Urbani. Entrambe portano a compimento la loro esistenza attraverso una sinfonia visiva incentrata sul mutamento dell’anima. La mostra rappresenta un'opportunità unica per esplorare il ricco e complesso universo di una delle più grandi fotografe del XX secolo».
Fotografia e fotogiornalismo sono protagonisti anche a Venezia: Palazzetto Bru Zane, fino al 14 settembre, ospita la mostra La figura e i suoi doppi della fotografa svizzera Monique Jacot, presentata dalla Fondation Bru con Photo Elysée. Classe 1934, Jacot ha firmato reportage per riviste svizzere e internazionali, da “Camera” a “Elle”, da Geo a Vogue. Tra i temi della sua indagine, la condizione femminile in Svizzera e non solo – ha realizzato anche fotografie di ragazze nella Repubblica Ceca, in Francia e in Inghilterra – che nei suoi scatti non è solo documentata, ma anche grazie all'accostamento di più figure e riflessi, in chiave onirica, diventa foto critica, commento, sollecito alla riflessione. Tra le sue serie al femminile, Femmes de la terre, realizzata nel 1989, Printemps de Femmes, nel 1994, e Cadences. L’usine au féminin, nel 1999.
A Trieste, intanto, al Magazzino delle Idee, prosegue fino al 25 agosto, la mostra Io non scendo, curata da Laura Leonelli, che riunisce 250 foto anonime, scattate dal 1870 al 1970, che rappresentano donne arrampicate su alberi. Ad accompagnare e guidare il percorso, quindici storie, tra fotografia, letteratura e cinema. Spunto per i ritratti tra i rami, il romanzo Piccole donne di Louisa May Alcott, in cui Jo, a sottolineare il suo carattere ribelle, ama arrampicarsi sul melo di casa per leggere. Non manca un omaggio alle scalatrici Bianca di Beaco, Riccarda de Eccher e Tiziana Weiss.
IL FUMETTO
Mafalda, iconico personaggio a fumetti di Quino, compie sessant’anni. A Rimini, Cartoon Club, Festival Internazionale del cinema d’animazione, del fumetto e del gioco, giunto al suo quarantesimo anno, la festeggia con una speciale mostra in spiaggia. Fino al 15 settembre, oltre 200 pannelli, esposti sulla costa, presso i bagni dal 101 al 151, compongono l’itinerario espositivo a cielo aperto “Mafalda – una bambina dalla parte delle donne”, a illustrare la storia del personaggio e la sua fortuna. E soprattutto le battaglie che, sin dalla sua nascita, l’hanno vista impegnata per parità di genere e diritti civili.
IL MEDIOEVO RILETTO
Medioevo al femminile, dalla Biennale di Gubbio al Castello Orsini di Soriano, a cura di Spazio Taverna, a Castello Orsini a Soriano nel Cimino, porta in mostra gli stendardi realizzati dalle artiste Sveva Angeletti, Ambra Castagnetti, Lucia Cristiani, Binta Diaw, Federica di Pietrantonio, Valentina Furian, già esposti a palazzo dei Consoli a Gubbio, in occasione di Imagina – XXVII Biennale di Gubbio, e qui mostrati sulla facciata del castello come “gonfaloni contemporanei”. In contrasto con la storia del gonfalone stesso, tradizionale strumento di espressione di un mondo maschile, incentrato su armi e potere, le creazioni delle artiste spostano l'attenzione sulle sfide del nostro tempo, con una nuova empatia. Esposti fino al 15 ottobre, gli stendardi sono concepiti come anticipazione della mostra che poi Spazio Taverna il prossimo anno curerà al Castello.
LA SPERIMENTAZIONE
Civitanova Marche, nello Spazio Multimediale San Francesco, ospita fino all'8 settembre la personale di Anna Donati Iskra-Lafiamma che arde, a cura di Stefano Papetti. Pittura e scultura si incontrano e confrontano, in un iter che ha il suo cuore nella sperimentazione di tecniche e materiali. «Tutta l’attività della Donati si caratterizza per la ricerca di nuove forme espressive che, come il divampare di unfuoco interiore, erompono dalla sua matrice creativa senza mai rinunciare a sperimentare tecniche nuove, utilizzando materiali inediti – afferma Papetti – Il vetro, l’acciaio, la stoffa, la ceramica, anno dopo anno, sono state sfruttate dall’artista per dare vita a sculture ed a composizioni ibride, affiancando le tecniche più consuete apprese negli anni dell’accademia».
IL DESIGN
A Murano, al Museo del Vetro, intanto, fino al 24 novembre, Federica Marangoni si racconta nella mostra On the Road 1970-2024. Non solo vetro, che cura con Chiara Squarcina. Passo dopo passo, dunque, l'artista e designer ripercorre il suo percorso professionale e di ricerca, dalle prime sperimentazioni con il vetro, a partire dal 1970, anno in cui apre a Venezia il suo Fedra Studio Design, all'esplorazione del mondo tecnologico, da metà dello stesso decennio, che la porterà poi alla creazione di grandi sculture multimediali. Un viaggio dall'indagine della luce alla memoria, fino all'utopia di un domani di rinascita.
VISIONI FEMMINILI
È stata prorogata fino al 31 ottobre,a Canneto sull'Oglio presso BonelliLab, la mostra Le diable au corps, a cura di Daniele Capra e Massimo Mattioli. Oltre cinquanta i lavori riuniti a investigare il desiderio e l'irrequietudine del corpo. L'iter spazia dai lavori – quasi tutti realizzati per l'occasione – di Sabrina Annaloro a Paolo Pretolani, da Flaminia Veronesi a Maria Giovanna Zanella e oltre. Tra provocazione, riflessione, incontro, un ripensamento del corpo e dell'amore, visto anche con la forza del desiderio femminile.
Collettiva al femminile fino al 5 ottobre, a Bologna, presso il Cubo Unipol, nelle due sedi di Porta Europa e Torre Unipol, con Eccentriche Nature, a cura di Pasquale Fameli, che riunisce i lavori sulla natura di dieci artiste bolognesi.
L’INSTALLAZIONE
Rinascita è il titolo dell'installazione di megx nel percorso di ArteParco, nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, a Pescasseroli. Un esempio di land art che per l'artista, per la prima volta, è permanente. Realizzata in terracotta, l'opera mostra una figura femminile emergere dal tronco di un albero morto, a rimarcare il dialogo tra uomo e ambiente, nonché la primavera di un nuovo modo di intendere la vita, come patrimonio comune, condiviso, nel ciclo senza tempo – e senza fine – di nascita e morte.
«Le donne – diceva Virginia Woolf – devono sempre ricordarsi chi sono, e di cosa sono capaci».