Clio MakeUp: «Il trucco migliore è essere sé stessi. É il momento di esaltare le labbra»

«Ma intervisti Clio? Davvero?». Mai tanto interesse in famiglia per un’intervista. «Ti ricordi?».

Eh, sì. Dopo le Winx e Zac Efron era arrivata lei, ClioMakeUp, il nuovo mito: madre e figlia sul divano a seguire le lezioni di mascara su YouTube e in tv, a condividere la scoperta dell’illuminante, con predica materna in sottofondo, «sai, tesoro, la bellezza è tanto altro». Clio da New York si affacciava al grande pubblico e lo conquistava con palette e sorrisi. La fan sul divano entrava nell’adolescenza con un apparecchio per i denti: un velo di lucidalabbra rosa aiutava a sopportarlo. E Clio (grazie, ancora) insegnava anche questo, a convivere con brufoli e sorrisi d’argento. «A 11, 12 anni avevo l’apparecchio e i capelli a scodella. Non mi sentivo accettata», ricorda. «Mi chiudevo in bagno e mi truccavo. Poi senza nemmeno uscire, mi lavavo la faccia. Il trucco mi ha salvata, era la mia via di scampo». Anni dopo e tantissimi fan in più (3 milioni e 600mila follower solo su Instagram), Clio Zammatteo, trentanovenne di Belluno, beauty influencer, make up artist e imprenditrice, guida un’azienda che conta 70 dipendenti e nel 2020 ha fatturato 10 milioni di euro.

Dopo 13 anni di New York è tornata in Italia. Qual è il bilancio di questi 15 mesi a casa?

«Il ritorno in Italia è stato un po’ difficile, ma il bilancio è positivo. Sentivo il bisogno di tornare in Italia sia per la mia famiglia che per il mio team. Ho due bambine piccole, di 4 anni e di diciotto mesi, che stavano crescendo lontano dai loro affetti e questo mi dispiaceva. E poi era diventato difficile gestire la mole di lavoro da New York. Stare lì frenava un po’ l’azienda. Il nostro quartier generale è Milano, abbiamo tre diversi sedi. Nella serie tv si vede il trasloco in questo bellissimo ufficio dove mi trovo adesso».

La docu serie “Clio back home”, prodotta da Pesci Combattenti, e trasmessa su Discovery+ e Real Time. Che effetto le ha fatto vedere la sua vita in tv?

 «Mi è piaciuto molto. Ho fatto altri 4 programmi tv tutti incentrati su me e sul trucco, con la serie abbiamo avuto modo di mostrare il dietro le quinte e un modo di fare azienda. I commenti sono stati molto positivi, la gente è riuscita capire molto di più del mio percorso».

 Qual è stata l’intuizione vincente che le ha permesso di trasformare la sua passione in un business?

«Rendere il trucco accessibile a tutti. Nel 2008, quando ho cominciato, c’erano solo i grandi make up artist che tenevano i segreti per sé. Io facevo l’opposto, andavo a scuola, imparavo le tecniche e le mostravo a tutti online. Il mio è stato un lungo percorso. Quando facevo video, pensavo soprattutto a fare crescere la community, a guadagnare la fiducia delle persone che mi guardavano. Poi ho cominciato a pensare a un contenuto che fosse puramente editoriale, con l’apertura di un blog. Il prodotto è stato l’ultimo step, nel 2017».

Che direbbe alle giovani che pensano di intraprendere una propria attività?

«Di non avere fretta, non bruciare le tappe, di guardare sempre e solo al contenuto e alla qualità e affiancarsi a persone valide. Senza le persone valide che lavoravano all’interno della mia azienda non sarei dove sono».

Se non ci fosse stata New York, sarebbe arrivata fin qui?

«Me lo chiedo spesso. New York mi ha svegliata, mi ha aperto la mente. Ero molto timida, la classica ragazza che non alzava mai la mano, che stava in disparte, che aveva timore di dire la sua».

Si sente più influencer o imprenditrice?

«Più imprenditrice. Creare il prodotto, fare esperimenti è la parte più divertente. Anche da bambina mi piaceva giocare con i colori e fare la piccola chimica».

Come è cambiato il beauty dopo due anni di mascherina?

«Soprattutto i primi tempi c’è stato un calo della vendita dei rossetti e un incremento della richiesta di prodotti di skin care, quindi maschere e creme, e di ombretti e mascara perché abbiamo puntato tutto sullo sguardo. Pian piano sta tornando il bisogno di osare con i rossetti, si va verso formule long lasting, water proof o caring che durano sotto la mascherina e idratano».

Che messaggio cerca di far passare sui social? Meglio correggere i propri difetti o accettarli?

«Sono una mosca bianca nel mondo del beauty, non ho mai fatto ritocchi o usato filtri. All’inizio cercavo anche io di omologarmi. Vedevo altre ragazze con occhi bellissimi, eye liner pazzeschi e provavo a imitare ma non ottenevo mai lo stesso effetto. Allora ho deciso di accettarmi e di far passare questo messaggio sui social. La cosa più bella è non nascondersi, ma prendere il trucco con spirito giocoso, non troppo sul serio. A chi mi chiede, cosa posso fare per assomigliare a… rispondo: non dovete assomigliare a nessuno, dovete essere la versione migliore di voi stessi. Con il trucco date sfogo alla vostra immaginazione e creatività».

 Se dovesse spiegare a sua figlia cosa è la bellezza.

«Mia figlia di 4 anni sente la parola bellezza e mi chiede: mamma, ma io sono bella? E io le dico: amore sì che sei bella, ma le cose importanti sono altre. Le spiego che la bellezza è essere solari, educati, sorridere».

Le sue regole per star meglio?

«Non essere tutto il giorno attaccata al telefono e quando sto con le mie figlie dedicarmi completamente a loro. Senza alcuna distrazione. E così con le altre persone».

Siamo pronti per il trucco agli uomini?

«Ma sì, ormai sì. Quando nel 2008-2009 ho truccato un mio amico da donna è stato un evento raro, ora sembrerebbe la normalità».

 La sua visione di imprenditrice?

«Sto scommettendo tanto sul trucco caring, con formule che puntano anche al benessere. C’è bisogno di prendersi cura delle pelle danneggiata dalle mascherine. E dopo il successo in Italia vorrei portare la mia visione di bellezza anche all’estero, non limitarmi all’esperienza dei ClioPopUp ma aprire negozi che non chiudono mai. Tengo molto anche alle nostre iniziative di beneficenza: abbiamo devoluto il 100 per 100 delle vendite di un prodotto creato per le labbra, il Lip Balm&Glam, all’ente che si occupa di curare i bambini con una malformazione al viso che colpisce il sorriso, la labiopalatoschisi».

 Chi sogna di truccare?

«Laura Pausini, la stimo molto e sono tre anni che le dico: vorrei truccarti e farti una bella intervista». Ultimo sorriso: «Un bacio a sua figlia». 

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