Un disco di inediti, la riedizione del libro sulla sua vita e il film "Sei nell'anima" che racconta i suoi primi 29 anni e che spiegano il fenomeno Nannini: Gianna si racconta ad Alvaro Moretti, vicedirettore del Messaggero, per la cover story di MoltoDonna.
«Sono nata nel 1983 e sono nata senza genere. Un pancione lungo, difficile. Senza genere perché se uno dice né uomo né donna non vuol dire essere tutte e due. Io sono un essere umano e non ho bisogno di quel conflitto tra generi, di etichette. Quelle creano la discriminazione, aprono ai conflitti, alla guerra cui mi oppongo ovunque e da sempre. Nel 2003 ero in Iraq: con i musicisti manifestavo per fermare le armi», dice a MoltoDonna.
Questo rapporto con la libertà del suo corpo e col tempo che lei porta come una bandiera è la sua battaglia.
«Sono stata sempre attaccata in modo ignobile per le mie scelte di vita. Oggi si chiama ageismo: beh, io lo subisco da sempre. Canto di essere nata nel 1983 e rivendico una mia libertà. La mia gravidanza a 56 anni, per esempio, non è stata una passeggiata. Quando è arrivata il mio corpo e la mia anima si sono rigenerati. Nel film si capisce bene quanto mi siano costati i percorsi per essere davvero quello che volevo: dire a un uomo che ho amato tantissimo come mio babbo “io fo’ come mi pare” e andare via di casa; accettare, per conoscermi fino in fondo, di toccare la follia assoluta. E lì non furono droghe o chissà cosa, ma un mio percorso quasi sciamanico che lo psichiatra Laing definisce arrivare all'Io diviso. Torno all'età per raccontarle che tante persone della mia età anagrafica, specie donne, si sono affezionate a quella frase sulla morte e sull'età che è facoltativa. L'ageismo sulle donne agisce presto: a 30-40 anni ti scartano sul lavoro. Agli uomini non capita».