Se t'innamori muori, perché accetti il rischio – bellissimo – dell'amore. Della falena attratta dalla luce. Giusto.
E la storia di Sanremo e Noemi è una storia di innamoramento: quella del prossimo febbraio sarà l'ottava volta. E Se t'innamori muori è la canzone che Mahmood, Blanco e Michele Zocca hanno scritto per Veronica Scopelliti, artista-caleidoscopio con mille passioni e molte esplorazioni. Laureata, anche con il diploma magistrale in regia e critica cinematografica e televisiva; operatrice tv e ideatrice di programmi tv, attrice da serie di successo (Adorazione, Netflix), conduttrice con licenza di far ridere con la Gialappa's o super-competente al Concertone, attivista per molte cause giuste (con puntualità, impegno e generosità: ne ho la prova diretta), famosa da bimba perché sono di Noemi «il volto e le chiappe di un celebre spot dei pannolini Pampers». Sorrisi da spargere, perché è una ragazza che sa di avere avuto in dono un sogno (cantare); con un'anima che ha scartavetrato quando c'era bisogno di farlo e di concedersi momenti di conoscenza di sé non facili. Qualcosa di molto profondo seguirà, in questa intervista. Perché Noemi si fa leggere dai suoi autori che scrivono per lei come fosse una cantautrice. La storia che porta a Sanremo ha parole e gesti che sono i suoi, profondamente e – come scrive Mahmood nel testo – «serenamente».
Innamorata di Sanremo?
«Sì, ma anche Sanremo deve essere innamorato di me: io sono enormemente grata a Carlo Conti per avermi scelta nel cast, ancora una volta. E il grazie lo estendo ad Antonella Clerici, che mi fece debuttare, a Baglioni, Fazio, Morandi, Amadeus e anche al Conti 1. Ecco se mi hanno scelto così tanti direttori artistici vuol dire che io e Sanremo ci attraiamo. Come innamorati».
Dentro quelle sette volte cosa ha capito di Sanremo?
«È l'evento dell'intrattenimento italiano più grande al mondo. Qualcosa che all'estero ci invidiano davvero. Una piattaforma che ha lanciato nel mondo Modugno e i Maneskin, Mahmood. Sanremo è come l'inno di Mameli: ci rappresenta. Come l'Opera: senza Puccini, Sanremo non ci sarebbe».
Mameli cantato nel “suo” stadio Olimpico (Noemi è tifosissima della Roma e frequentatrice).
«Qualcuno mi criticò perché cantai anche il poporopoò dell'introduzione: ma la canzone degli italiani è bellissima tutta. Unisce ed emoziona, come Sanremo. Perché l'italiano canta: siamo fatti così. Mi piacerebbe non essere madrelingua per ascoltare il suono delle nostre parole senza capirle».
La canzone per Sanremo, l'ottavo, è una canzone adulta: che parla dell'amore, del pensarsi genitori e di quanto possa essere difficile, di quanto però valga la pena rischiare.
«La canzone dice proprio se t'innamori muori, serenamente. Perché vale la pena provare l'emozione della farfalla. È, però, una canzone adulta perché Alessandro (Mahmood, ndr) ha una grande empatia con me, con lui mi confido perché è mio amico, così come Riccardo (Blanco, ndr) e Michele (Zocca, ndr). Hanno scritto per me, partivano dalla mia voce: sanno che ho un rapporto lungo con il mio compagno (con Gabriele Greco sono sposati dal 2018, ndr). Nella canzone si parla di figli, canto “i figli… non è un discorso facile da prendere”. Io non ho figli, sono tanti anni che sto con mio marito e ci ho pensato. Nella coppia, poi, riesci pure a stare insieme, a crescere e cambiare, a ricalibrarti, a non mollare il colpo anche alle difficoltà. Ma i figli io non li ho. Ancora. E come donna so che è difficile mettere tutto in fila: ci sono attimi in cui hai avuto il momento e hai avuto paura; dico questo anche con un po' di imbarazzo perché c'è chi non può averli. Quando sei in corsa, magari hai paura di perdere qualcosa della vita che hai scelto. E poi ti resta un rimpianto: ecco perché i figli non sono un argomento facile da prendere».
È il Rimpianto con la maiuscola della vita di Noemi?
«Non mi pento, ma questo è il grande rimpianto finora. L'idea di scommettere su qualcos'altro, se ci riuscirò. Mai dire mai, è una bella cosa: un amore così profondo che vale la pena di provare, se ci riesci. Forse è una canzone premonitrice, questa».
Se t’innamori, muori…
«Eros e Thanatos: c'è vita e morte in un sentimento sincero. Muori sereno se chi ti sta vicino custodisce il tuo sentimento: sei abbracciato nell'abbandonarti. Una chiosa incredibile. Tanta storia, nella memoria…».
Citando Gabriella Ferri.
«Gabriella Ferri è la voce blues di Roma: disperata, scapestrata e intensa e vera. È una delle stelle del mio cielo: lei rappresenta una parte del mio “ghenos”. Siamo gente facile: ci si legge dentro, poi ti scrivono le canzoni addosso».
Altre stelle?
«Fiorella Mannoia: lei dice che io sono la figlia che non ha avuto. Che onore, questo. Con l'Amore si Odia mi ha cambiato la carriera nel 2009. Poi Vasco Rossi: sicuro. Secco. Artisti tutti con carisma e capacità di prendersi responsabilità di posizioni scomode. Vasco è un provocautore. Trovano i link con tutte le generazioni: sanno riconoscere l'amore. Non è facile riconoscere l'amore, vedo i ragazzi più giovani, quelli della Generazione Z: li vedo annichiliti. Non ci credono che possano trovare davvero uno che li ami. C'è l'ego, nei social puntano molto su se stessi. Nella canzone cantiamo esattamente il contrario: serve il contatto, serve buttarsi, bisogna rischiare di morire qualche volta e uscire dalla comfort zone. Si può sognare: l'altro c'è, non è morto».
Laureata regista: quanto conta la regia all’Ariston…
«È fondamentale per raccontare il pezzo: quel palco è una carta decisiva. Una regia giusta può fare volare una canzone. Io sono molto in fissa per la performance: sono un po' un incubo dei registi. Gesti, parole, outfit e immagini sono una cosa sola. Il corpo è importante: ho scritto una tesi sul corpo nel cinema da 200 pagine».
E per la sua storia il lavoro sul corpo e il suo cambiamento raccontato è un elemento chiave.
«Il corpo ci racconta, ci fa capire cose che non abbiamo capito. La mia derealizzazione nel 2012, l'anno del Sanremo di Sono solo parole, è stata questo: ora ci vedi male, stai attenta, mi ha detto il mio corpo, mentre io volevo continuare a cantare. Ho voluto cambiare il mio corpo che era una stanza in disordine, non mi rappresentava più. Non era una cosa sana per me: mi sono fatta forza. Il lavoro di uno psichiatra e di una psicoterapia: cambia la chimica nel nostro cervello e i farmaci mi hanno aiutato. E mi sono riacciuffata, ci è voluto tempo e fatica, ma non tempo perso. Sono tornata da me e oggi sono qui. E ho fatto anche l'attrice…».
In “Adorazione” su Netflix.
«Sì: sono stata madre. Quella di Adorazione è una mamma che interviene su una storia tossica della figlia: al mostro lo prende a manganellate lei. Una donna che si accorge di non avere la vita sotto controllo. Non punta il dito, interviene».
Premio Amnesty per un testo in cui si parla di donne abusate e non credute, l'impegno per Una Nessuna Centomila…
«La musica è un valore. Scelgo fondazioni ed esperienze che agiscono nel territorio: i centri anti-violenza, i luoghi dove si fa la differenza. E bisogna saper leggere i tempi».
E che tempi sono? Cambia qualcosa?
«Io credo nella nostra evoluzione: il cambiamento degli uomini è fondamentale. Più uomini cambiano, più il livello della coscienza collettiva si eleva. È importante il fatto che in associazioni come Una Nessuna Centomila ci siano sempre più uomini, sono gli uomini del futuro da cui imparare: questi temi devono fare parte della loro cultura. E chi cambia va abbracciato, se poi torna indietro pace».
E a Nessuno Tv cosa faceva Noemi?
«L'operatrice e autrice. Con una mia amica inventammo il format Toilette: seguivamo la cerimonia dell'Oscar dai bagni dei cinema. Noi all'Adriano intervistammo nel bagno Pieraccioni e altre star».
Da chi si aspetta qualcosa a Sanremo?
«Da Olly e Tony Effe (con cui duetterà su Tutto il resto è noia di Califano e con barre rap a sorpresa anti-violenza, pare, ndr)».
Con Tony ha solidarizzato nel caso del bando dal Capodanno di Roma.
«E ti credo, giusto così. Comunque porta un testo romano, ci sarà tanta Roma all’Ariston: a me di Roma piace anche il traffico del Lungotevere. E che bella la nuova piazza Pia».
C’è qualcosa che le manca?
«Mi manca già Lynch e tutti quelli che sono capaci di alleggerire lo spavento, la paura».
La conduzione del 1° Maggio: fatto. E quella di Sanremo?
«Mai dire mai… Io vorrei che la vita mi portasse dove non mi immagino di essere. Il 1° Maggio, comunque, è stato bellissimo: Big Mama ha detto una cosa che è diventata virale di me “hai smadrato, hai slayato”».
Ho capito che è proprio una cosa bella, questa. E Noemi è d’accordo.
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