«Ognuno di voi, a modo suo, può diventare un super-eroe. Così dico ai bambini quando vado nelle scuole a presentare i miei libri». Simona Paravani Mellinghoff, chi più supereroe di lei? «Mia nonna era analfabeta, io sono stata la prima laureata della famiglia», e ora – a 47 anni – è Global CIO Solutions nel team Multi asset Strategies&Solutions di BlackRock, la più grande società di investimento al mondo. Tra le prime donne della finanza.
Come è riuscita ad andare così lontano?
«Sognavo sin da giovanissima di vivere e lavorare in giro per il mondo, di avere un’esperienza internazionale. E ho inseguito questa visione, senza lasciare che le mie origini mi fermassero o mi impedissero di puntare in alto. Provengo da una famiglia affettuosa e generosa, ma abbastanza modesta. A 16 anni ho vinto una borsa di studio all’estero e da quel momento si è inaugurato il percorso di studi lontano dalla mia città Bologna. Con un misto di fortuna e di lavoro duro sono entrata all’università di Cambridge dove è iniziata la mia carriera professionale che mi ha portata a Londra, dove vivo, Zurigo, Hong Kong e New York. Attraverso la mia storia vorrei trasmettere un messaggio di speranza nel futuro in un momento così difficile».
Cosa direbbe alle ragazze per spingerle a mettersi in gioco?
«Direi che il cambiamento e la mobilità sociale sono possibili. E tutti possono aiutare questo cambiamento. Consiglierei alle ragazze di avere un’attitudine positiva rispetto alle sfide e di non lasciarsi dominare dalle proprie paure. Non dobbiamo permettere che i nostri timori ci frenino impedendoci di spingerci qualche centimetro più in là per crescere. E poi le inviterei a non smettere mai di imparare, ogni esperienza, lavorativa o meno, è un’opportunità per migliorare. Suggerirei infine di credere sempre nei propri sogni, viverli e realizzarli fino in fondo. Questo è un aspetto molto importante della motivazione su cui occorre lavorare di più».
Rispetto a quando ha cominciato lei, la presenza delle donne nella finanza è cresciuta. Quanta strada c’è ancora da fare?
«Ci sono sempre più donne in posizioni senior, anche nelle banche. Agiscono da role model, dimostrano che arrivare ai vertici è possibile. Quando ho cominciato erano molte di meno, soprattutto al comando. Non siamo ancora al 50%, ma è importante sottolineare gli aspetti di miglioramento».
Cosa può fare il mondo della finanza per la parità?
«Sta crescendo l’attenzione sui temi ESG, Environmental, Social e Governance. Nel valutare un investimento si considera tra l’altro l’impatto ambientale e sociale che può avere. E dunque gli aspetti dell’inclusione e della diversità diventano centrali. Questo conta molto perché l’attenzione è uno dei catalizzatori del cambiamento. In futuro i flussi di capitale saranno sempre più influenzati da questi criteri e andranno a beneficiare compagnie, progetti e settori che dimostrano un’adeguata attenzione ai temi Social e Governance, e quindi dell’inclusione e della diversità».
Nell’educazione finanziaria, dimostrano molte ricerche, c’è ancora un gap di genere, con le donne meno preparate degli uomini su questi temi.
«La competenza finanziaria delle donne – e non solo – è un tema globale che mi sta molto a cuore. Si tratta di conoscenze che dovrebbero secondo me rientrare nei programmi di educazione. In base ai dati dello OECD (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ndr) l’Italia ha ottenuto risultati sotto la media rispetto ad altri paesi, per questo bisognerebbe fare più attenzione al tema e permettere così alle nuove generazioni di essere meglio informate e di avere le basi per potersi occupare del proprio benessere finanziario».
Oltre all’impegno in BlackRock, c’è anche quello all’università come Industrial Professor presso la University College London, dove insegna intelligenza artificiale applicata alla finanza. E infine quello di scrittrice, con i libri ”Piccola guida del mondo per bambini” e “A cosa servono i soldi?”. Che messaggio cerca di dare a bambini e studenti?
«Di speranza e di responsabilità. Ognuno di noi può fare la differenza per se stesso e per gli altri. L’importante è contribuire, ciascuno come può, a rendere il mondo che ci circonda migliore. Nel mio caso mi impegno molto nell’educazione. Da una parte insegno all’università e i proventi li destino in borse di studi, dall’altra scrivo libri per aiutare a capire meglio l’economia e per spiegare il mondo globalizzato. Un modo per mandare messaggi educativi e trasmettere conoscenze economiche di base».
La pandemia ha aggravato la condizione economica e lavorativa delle donne. Come uscire da questa doppia crisi?
«La pandemia è un acceleratore di opportunità ma anche di problematiche preesistenti. Ha portato alla luce le occasioni che potrebbero esserci per le donne nella tecnologia informatica. Bisogna incoraggiarle a entrare in questi ambiti perché sono in forte crescita, spingere le ragazze a intraprendere studi Stem. Ma è necessario anche mettere le donne nelle condizioni di conciliare casa e lavoro con sostegni sociali e culturali adeguati».
Ancora tante sono costrette a scegliere, lavoro o maternità.
«Fino a 15, 20 anni c’era un grande esodo dal lavoro delle donne dopo la maternità. Adesso la situazione è cambiata, ma non abbastanza. L’importante è aiutare le donne a non uscire dal mondo del lavoro».
Ma diventare madre resta ancora uno svantaggio sul lavoro.
«Bisogna iniziare a valutare la maternità come esperienza dalla quale si impara molto. Nei colloqui di lavoro si valuta positivamente il candidato che racconta del suo anno sabbatico in Amazzonia o nel Sahara, mentre la donna che sta un anno in maternità quasi si sente in dovere di scusarsi. Ma quante cose si imparano durante la maternità? Il full time management, il problem solving, la velocità nel prendere decisioni. Questa esperienza va considerata un valore aggiunto anche professionale. Non bisogna mai smettere di imparare, tutti devono abituarsi a fare reskilling. Quando diventerà normale, sia per uomini che per donne, prendere dei break dalla carriera, vedremo sempre più donne assentarsi per la maternità e poi rientrare al lavoro senza alcun problema».
Il prossimo libro?
«Ci sto pensando, penso di dedicarmi alla divulgazione dei concetti legati alla intelligenza artificiale, un’area che crea tante opportunità ma anche sfide».